Un grido contro il sistema italiano: “Nata per te” e il diritto alla genitorialità

Luca aveva un sogno, quello di diventare padre, ma non immaginava che sarebbe stato così difficile. Il film “Nata per te”, diretto da Fabio Mollo e tratto da una storia vera, quella di Luca Trapanese, ci invita a riflettere mostrandoci una realtà che, ancora oggi, non tutti siamo pronti ad affrontare.

Pierluigi Gigante interpreta il ruolo di Luca, un ragazzo cattolico ed estremamente credente, single e omosessuale che cerca di adottare Alba, una bambina affetta da sindrome di Down che è stata abbandonata in ospedale subito dopo la sua nascita. La sua lotta contro la legge italiana e i pregiudizi dei suoi stessi familiari mettono in discussione il concetto stesso di “famiglia”.

Il film tratta tematiche estremamente attuali e motivo di acceso dibattito in Italia. Tra queste troviamo il tema delle famiglie monogenitoriali e quelle omogenitoriali

Quali sono le famiglie monogenitoriali e quelle omogenitoriali?

Le prime sono caratterizzate dalla presenza di un solo genitore, mentre nelle seconde, i genitori sono una coppia di persone dello stesso sesso. Due realtà sempre più diffuse, ma ancora non pienamente riconosciute nel nostro Paese. Ma, come si collocano questi due temi all’interno del film? Analizziamo in dettaglio la storia.

La storia di Luca

Luca è un ragazzo omosessuale e, all’inizio del film, è fidanzato con Lorenzo, interpretato dall’attore Alessandro Piavani. I due stanno molto bene insieme. Luca, però, è sempre più concentrato su un obiettivo: riuscire ad adottare Alba. Ciò farà nascere svariati problemi nella coppia; tra questi, innanzitutto, il riconoscimento della bambina

In Italia, infatti, non esiste una legge che regoli e tuteli le famiglie omogenitoriali. L’ordinamento giuridico italiano riconosce solo la responsabilità del genitore biologico del bambino, mentre l’altro genitore, dal punto di vista legale, non esiste.  Nel caso di Luca la situazione, però, è ancora più complicata. La bambina biologicamente è figlia di altri genitori che l’hanno abbandonata non appena nata, perciò, prima di tutto, Luca deve riuscire ad adottarla.

In aggiunta, oltre al suo orientamento sessuale, che non è ben visto dal tribunale e, soprattutto, dalla giudice che esaminerà il caso, c’è un altro problema: il ragazzo è fidanzato con Lorenzo e insieme formano una coppia omosessuale. Però, le coppie omosessuali non trovano alcuna forma di riconoscimento legale in Italia. Il protagonista, di conseguenza, risulta single secondo la legge. Ciò significa che egli costituisce una famiglia omogenitoriale. Capiamo che i temi dell’omogenitorialità e della monogenitorialità sono cruciali nella storia. La battaglia di Luca diventa, così, il simbolo di una realtà che riguarda molte persone in Italia.

La situazione attuale in Italia

Quella di Luca non è un’eccezione: il suo caso ci permette di analizzare la situazione italiana.

Le famiglie monogenitoriali in Italia sono circa un milione mentre quelle omogenitoriali si stima siano nell’ordine del migliaio. Soprattutto quest’ultime, non è possibile quantificarle con precisione poiché il loro mancato riconoscimento legale rende difficile tale operazione. 

Non è possibile nemmeno avere dei dati numerici certi su quante persone condividano un’esperienza simile a quella di Luca. 

Per quanto riguarda i bambini abbandonati e l’adozione, i dati forniti dalla Sin (Società italiana di neonatologia) dicono che in Italia, ogni anno, sono circa 3mila i neonati che vengono rifiutati subito dopo la nascita e, come dice l’associazione Amici dei Bambini, solo 400 di loro, ogni anno, sopravvivono perché vengono lasciati negli ospedali. Queste cifre così elevate fanno rabbrividire e dovrebbero invitare a riflettere. L’adozione è, in Italia, un processo lungo e complicato a livello giuridico. Tale procedimento, non contempla, ancora, come possibili famiglie adottive idonee quelle monogenitoriali ed omogenitoriali. Ciò riduce notevolmente il numero di adozioni possibili e impedisce a persone che hanno il desiderio di crescere un bambino con amore di poterlo fare.

Il film come invito alla riflessione

In un momento storico come questo, “Nata per te” ci invita a riflettere e ci mostra inoltre, tutte le difficoltà incontrate da Luca nella procedura di adozione. La giudice del tribunale, per esempio, ha fin da subito un atteggiamento omofobo e molto scettico nei confronti di Luca e questo lo si nota già nei primi minuti del film. 

Durante il primo colloquio in tribunale a Luca vengono poste diverse domande personali. Il ragazzo è, infatti, il primo ad essersi iscritto al “registro dei single” e la commissione suppone sia fidanzato e non sposato, motivo della registrazione in questo registro. Gli viene chiesto se ha una compagna con la quale ha intenzione di sposarsi e lui risponde dicendo: “No, sono gay”. Di fronte a questa risposta tutti sono molto sorpresi e soprattutto spaventati. Questa scena molto forte provoca profonda tristezza nello spettatore. 

Il film prosegue, Luca continua a vivere la sua vita di sempre, ma passa frequentemente in tribunale per chiedere novità riguardo all’adozione. 

Quello che Luca ancora non sa è che nessuna famiglia ha il coraggio di adottare Alba a causa della sindrome di cui è affetta ma, la giudice preferisce comunque continuare a lasciare la bambina in ospedale sola, nelle mani degli infermieri, nella speranza che qualche famiglia più “normale” (intendendo composta da una coppia eterossessuale) faccia domanda di adozione. La bambina necessità di qualche attenzione in più a causa della sua malattia e questo frena molte coppie. 

Le scene in cui la bambina rimane da sola in ospedale sono veramente strazianti e trasmettono una forte angoscia. È ancora più terribile vedere Luca che, più volte in una sola settimana, passa in tribunale dalla giudice e poi in ospedale dalla bambina. 

Il ragazzo, tra l’altro, lavora in una comunità con persone affette da sindrome di Down. Quindi sarebbe il papà perfetto, pronto a dare ad Alba tutte le attenzioni che merita e di cui necessita. Ma, nonostante ciò, la giudice si ostina a pensare il contrario.

Il film, quindi, non è solo un invito alla riflessione e una sorta di “fonte di informazione” sulla situazione attuale del nostro Paese. Ma è anche un invito a riscoprire il ruolo del genitore, che può essere svolto da una coppia di persone eterosessuali, da una di persone omosessuali o appunto, come nel caso di Luca, da un solo genitore (il papà) che è “anche” omosessuale. Purtroppo, però, questo concetto, in Italia, sembra ancora un’utopia

Cosa è successo dopo il film?

Sebbene il film abbia sollevato un importante dibattito trattando tematiche molto forti, la situazione in Italia non è migliorata. Anzi, sono stati fatti enormi passi indietro

Tra questi troviamo ad esempio la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, che all’articolo 12, comma 6 vieta la gestazione per altri (GPA), prevedendo sanzioni penali per chi la pratica.

Molte coppie italiane, tra queste quelle omosessuali, si recano in paesi dove la GPA è legale, ma al ritorno in Italia devono poi ottenere il riconoscimento dei figli, che attualmente è motivo di acceso dibattito politico. 

Il diritto di ricevere amore

Ogni bambino ha il diritto di ricevere amore. E se l’amore dei genitori è ciò che conta davvero, perché c’è ancora chi si ostina a dire che una famiglia con un solo genitore, magari anche omosessuale, non è naturale?

Le famiglie omogenitoriali in Italia purtroppo non sono riconosciute e questo le spinge ad emigrare. Per esempio,  hanno deciso di trasferirsi in Inghilterra Carlo e Christian, due papà, insieme ai loro due figli. Hanno raccolto un’importante seguito raccontando la loro storia sui social e sensibilizzando ai temi trattati finora.  Pensate che i bambini si sentano diversi dai loro coetanei con genitori eterosessuali? Pensate non ricevano “abbastanza amore”? 

Troppe persone ancora oggi sono ferme a un’idea “antiquata” di famiglia. Ma cos’è davvero una famiglia? Può essere composta solo da una mamma e un papà, o anche da un solo papà o una sola mamma? E, se quel genitore fosse omosessuale? Ma soprattutto, l’amore di un genitore può avere limiti imposti dalla legge?

Sitografia